Incertezza sul destino delle imprese, De Simone: “Poco rispetto per chi ancora prova a tenere duro”

“Mentre Conte fa la spola tra Mattarella e Mastella, mentre da lunedì partiranno decine di cartelle esattoriali per aziende con l’acqua alla gola perché nessuno ha pensato a bloccarle, nella vita reale il motore produttivo del Paese, vale a dire le piccole imprese, sacrificate da mesi, non solo vivono con la costante incertezza sul futuro, ma non possono neppure programmare il lavoro del prossimo week end”. E’ duro il giudizio di Andrea De Simone, segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo, sulla mancanza di comunicazioni da parte del Governo Conte in merito alle nuove annunciate limitazioni anti Covid-19.

“L’assessore regionale alla sanità D’Amato poco fa ha annunciato che si aspettano il passaggio del Lazio in zona arancione, a causa di un RT poco sopra l’1%, in virtù del prossimo fantomatico decreto – aggiunge -, che come da un anno a questa parte uscirà certamente nottetempo. Tra giallo, arancione rinforzato, rosso e bianco, qui l’unica certezza è che i ristori tardano ad arrivare. Ed è assurdo che siamo a giovedì 14 gennaio, in zona gialla tendente arancione, e a un bar o a un ristorante venga negato il diritto di sapere se da domani potranno stare aperti almeno fino alle 18 o dovranno chiudere, se potranno fare asporto o solo delivery. Per non parlare dei commercianti, con i saldi invernali iniziati il 12: magari potranno anche stare aperti, ma se le persone dalla provincia non potranno raggiungere il comune capoluogo, sarà comunque una limitazione pesante. Ed è inconcepibile che a poche ore dal termine della validità del precedente decreto ancora non si abbiano certezze su come comportarsi”.

“Non facciamo che ricevere chiamate dalle nostre imprese che ci chiedono se sono vere le indiscrezioni dei giornali, se abbiamo già la bozza del nuovo decreto per dare loro qualche informazione utile su come comportarsi – conclude il segretario di Confartigianato -. Ma il Governo Conte, dopo un anno di pandemia e di crisi economica, ancora brancola nel buio, appeso a un decreto dietro l’altro senza prendere atto del fatto che i contagi aumentano anche con i bar, i ristoranti, le palestre e le piscine chiuse. Sta diventando intollerabile questo modo di amministrare senza visione e senza rispetto di chi, seppur nell’estrema difficoltà, ancora tiene duro per portare avanti la propria attività”.

 

 

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