Il made in Italy nei settori di MPI vale il 7,1% del Pil

STUDI
E nei primi 9 mesi del 2015 sale del 3,8%, trainato dalle economie avanzate (+5,4%)

Su base annua (IV trimestre 2014-III trimestre 2015) l’export nei settori di Micro e Piccola Impresa (MPI) vale 114,7 miliardi di euro, pari al 7,1% del Pil. Nei primi 9 mesi del 2015 l’export dei settori di MPI cresce di 3.132 milioni di euro, pari al +3,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di un aumento del 4,1% registrato dal Manifatturiero; aumenti superiori alla media per i settori delle Altre manifatture con il 9,5%, Alimentare con il 6,6% e Mobili con il 6,4%.

Le economie avanzate concentrano 63,9 miliardi di euro dell’export dei settori MPI, pari a quasi i tre quarti (74,2%) del totale mentre le economie emergenti assorbono i restanti 22,2 miliardi di euro di export di MPI (25,8% del totale). Anche nei settori di MPI si evidenzia la frenata della domanda dei Paesi emergenti: la crescita del 3,8% dell’export nei settori di MPI è trainata dalla crescita del 5,4% delle economie avanzate mentre i paesi emergenti segnano un calo della domanda dello 0,6%: su tale calo pesa in modo determinante la crisi economica della Russia: l’export nei settori di MPI nei Paesi emergenti senza la Russia (-33,5%) registra un aumento del 4,3%, non lontano dal +5,4% dei Paesi avanzati.
Nei primi venti mercati l’export cresce del 3,7% trainati dagli undici paesi non appartenenti all’Eurozona che crescono del 6,1% mentre quelli dell’Eurozona si fermano sul +1,5%.

Tra i maggiori mercati del Made in Italy di MPI l’export cresce a ritmi superiori ai cinque punti percentuali sui mercati di Stati Uniti (+20,4%), Corea del Sud (+17,0%), Cina (+12,9%), Hong Kong (+10,1%), Polonia (+8,9%), Regno Unito (+8,8%), Spagna (+7,3%) e Svizzera (+5,7%). Ristagna la domanda in Francia (-0,1%) mentre registriamo il segno negativo per Belgio (-1,2%) Emirati Arabi Uniti (-1,5%), Austria (-1,7%), Grecia (-7,2%) per arrivare infine al già citato calo delle vendite in Russia (-33,5%). Su tali andamenti influisce la dinamica del cambio effettivo nominale dell’euro per i primi undici mercati extra Uem che nei primi 9 mesi del 2015 registra un deprezzamento dell’8,3%.
Il ribasso del prezzo del petrolio può costituire un ulteriore fattore di debolezza della domanda del made in Italy:  i 41 Paesi produttori emergenti produttori di petrolio pesano per il 15,1% dell’export di MPI e i 19 Paesi emergenti fornitori dell’Italia il 7,7%.

I territori. In otto province l’incidenza dell’export dei settori a maggior concentrazione di MPI supera il 50% delle esportazioni manifatturiere: Fermo con l’87,7%, Prato con l’86,7%, Biella con l’81,2%, Belluno con il 79,7%, Salerno con il 66,2%, Firenze con il 55,4%, Como con il 53,5% e Treviso con il 50,7%.

Nei primi 9 mesi del 2015 tra le cinque principali regioni si rileva una dinamica dell’export di MPI superiore alla media (+3,8%) per il Piemonte con l’11,3% (+788 milioni di euro) ed il Veneto con il 5,0% (+881 milioni); seguono l’Emilia-Romagna con il 3,5% (+368 milioni), la Toscana con il 3,5% (+359 milioni) e la Lombardia con lo 0,9% (+192 milioni). Tra le 37 principali province – con una quota superiore o uguale all’1% dell’export di MPI – 28 segnano una crescita e 18 crescono più della media (+3,8%): nel dettaglio la migliore performance si registra ad Alessandria (30,4%) seguita da Napoli (14,0%), Belluno (13,0%), Lecco (9,3%), Torino (8,0%), Bolzano (7,9%), Modena (7,0%), Vicenza e Biella (entrambe a +6,6%), Salerno e Novara (entrambe a +6,3%), Pordenone (6,1%), Bologna (5,4%), Firenze (4,9%), Cuneo (4,7%), Perugia (4,5%), Parma (4,4%) e Reggio Emilia (4,2%).